La scomparsa di Boesso Un repubblicano guidato dall'inesauribile ottimismo del "fare" di Francesco Nucara Rolando Boesso se ne è andato e il dolore per la sua scomparsa lascia nel cuore e nella mente di tutti i repubblicani che lo hanno conosciuto ed amato un vuoto incolmabile. Rolando era un uomo generoso e coraggioso, ma anche tenace e testardo, sempre proiettato nell'azione, animato dall'inesauribile ottimismo del fare. Già da giovane partigiano aveva combattuto contro i nazisti, liberando dall'occupazione tedesca Riva del Garda, la città in cui era nato. Subito dopo la fine della guerra si era trovato nel ristretto gruppo che aveva dato vita al quotidiano "Alto Adige", alla cui guida come amministratore era poi rimasto per tanti anni sino al momento del pensionamento. Ma il limite dell'età non poteva essere un ostacolo capace di fermare e pensionare un leone come Rolando. Forte della sua ultradecennale esperienza nel mondo dell'editoria, aveva tentato di pubblicare un nuovo quotidiano locale, purtroppo senza successo per i numerosi ostacoli creati sul suo cammino da insuperabili interessi editoriali. Ma Boesso non conosceva insuccessi che lo potessero fermare. Impossibilitato a rientrare da protagonista nel mondo della carta stampata, che per lui non aveva più segreti, si era messo, con l'entusiasmo di un giovane, alla guida di una nuova impresa: un'emittente televisiva di lingua italiana in diretta concorrenza con la Rai. Questa televisione, diretta da una giovane giornalista e sua fedele compagna, Brigitte Vigle, Titti per Rolando, è stata la sua creatura prediletta, che ha visto crescere con amore e che ha saputo dargli tanti problemi, ma anche tanti successi e gratificazioni, fino a fargli assumere un ruolo di primo piano a livello nazionale nel mondo dell'informazione radiotelevisiva. Rolando non era solo un imprenditore di successo, era anche un repubblicano e un repubblicano speciale. Benché vivesse tra le fredde montagne altoatesine, era sanguigno come i repubblicani romagnoli, cui lo accomunava un inesauribile amore per il partito, in cui era entrato negli anni sessanta, quando era già un affermato dirigente, attratto da Ugo La Malfa e dal suo tentativo di rinnovare la vita politica italiana. Come repubblicano ha ricoperto importanti e prestigiosi incarichi pubblici, da assessore al comune di Bolzano a presidente del consiglio provinciale e del consiglio regionale, sempre apprezzato e stimato. Da uomo indomabile quale era, non si scoraggiava mai. Dopo la tempesta giudiziaria degli anni novanta aveva scelto di fronteggiare senza tentennamenti l'onda antipartitica e giustizialista che stava distruggendo il tessuto civile sul quale si era faticosamente costruita la Repubblica. Non condivise le scelte del PRI di quegli anni e non riuscendo a modificarne la linea se ne era allontanato. Ma fu solo una breve parentesi. Per il Partito Repubblicano Rolando nutriva un amore senza limiti. Alla prima occasione tornò con noi, con lo stesso entusiasmo di prima. In tutti questi anni è stato un amico prezioso. Ci ha sostenuto, ci ha consigliato e molte volte ci ha anche bacchettato e rimproverato, sempre spronandoci a non arrenderci mai, qualunque fossero le difficoltà che dovevamo affrontare. Non sopportava le sottigliezze dialettiche, né le lunghe discussioni, né le estenuanti mediazioni. Per lui era importante soltanto l'azione: diffondere la "Voce", aprire nuove sezioni, presentare liste ovunque fosse possibile, diffondere le idee del Partito repubblicano con ogni mezzo. Da quando, colpito dal malore che lo avrebbe vinto, si era trovato nell'impossibilità di partecipare alla riunioni della Direzione e del Consiglio Nazionale, non aveva mancato di farci sentire la sua voce per telefono, quasi a voler rimarcare che comunque lui c'era e ci controllava. Lo abbiamo sentito ancora pochi giorni fa. Era in un letto di ospedale e aveva difficoltà ad esprimersi, ma il suo pensiero era rivolto al partito. "Appena esco", ci aveva detto, "apro nuove sezioni" e con il suo inguaribile ottimismo ci aveva esortato, in un momento di scelte difficili, a non mollare. Questo era Rolando Boesso. Ciao Rolando, non molleremo. |